OGLIASTRA – TRIBUNALE, Venerdì 26 settembre 2008
Due ragazze e un amico, tutti cagliaritani, morirono nell’auto volata fuori strada sull’Orientale
Il gup ha condannato l’autista dell’auto volata fuori strada a Capodanno del 2006 fra Barisardo e Tortolì: otto mesi per omicidio colposo. Restano però da stabilire le responsabilità dell’Anas, contro cui i familiari delle vittime hanno promosso causa civile.
Guidava il fuoristrada volato giù dal ponte. E, sul suo lettuccio d’ospedale, ricevette la notizie: la fidanzata, l’amica e l’amico che viaggiavano con lui erano morti fra le lamiere dell’auto ridotta a un rottame. Samuele Pisu, cagliaritano, ciclista affermato, non ha mai dimenticato una tragedia che lo segnerà per sempre. E adesso anche la giustizia gli ha presentato il conto. Il gup di Lanusei Paola Murru lo ritiene colpevole di quella sciagura e ieri lo ha condannato a otto mesi di reclusione (pena sospesa e cancellata dall’indulto) per omicidio colposo: il giovane sportivo non avrebbe fatto tutto il possibile per evitare lo schianto. È la stessa conclusione del pm Domenico Fiordalisi che aveva chiesto una condanna a un anno e tre mesi di carcere.
LA DIFESA Diversa, invece, la tesi dell’avvocato cagliaritano Carlo Pilia, secondo cui a Pisu, suo assistito, non poteva essere addebitata alcuna colpa. Lo stesso Stefano Ferrigno, ingegnere consulente del pm – ha osservato l’avvocato Pilia – chiarisce che non ci fu un eccesso di velocità. Il fuoristrada viaggiava a non più di settanta chilometri orari, dopo l’impatto la velocità si era ridotta a quaranta, quarantacinque chilometri orari. E uno studio del consulente della difesa, Paolo Marcialis, anch’egli ingegnere, dimostra come in altri casi, un gard rail resistente e non compromesso, abbia evitato che uscissero di strada perfino pullman e autocarri.
LA TRAGEDIA Il processo con rito abbreviato chiuso ieri in Tribunale a Lanusei ha scritto solo una prima verità sulla disgrazia che a Capodanno del 2006 costò la vita a Nicola Caddeo, 29 anni, Maria Casula e Angela Pitittu, entrambe ventiduenni. Il gruppetto di giovani cagliaritani rientrava in città dall’Ogliastra, dove aveva trascorso le feste di fine anno. Fra Tortolì e Barisardo, all’altezza di una curva il fuoristrada di Samuele Pisu sbandò in curva e, complice una barriera che sembrava fatta di cartone, precipitò in un burrone.
ANAS NEL CICLONE Segnali di pericolo? Nessuno. Il guard rail? Danneggiato, praticamente inservibile ma nonostante ciò mai sostituito. È anche per questo che la sentenza di ieri non interessa i familiari delle vittime, che non si sono costituiti parte civile. La loro battaglia non è contro Samuele Pisu, considerato anch’egli vittima, bensì nei confronti dell’Anas, chiamata in causa perché non avrebbe garantito la sicurezza di quel tratto di strada. In quel processo civile sono molti i protagonisti, compresa la compagnia assicuratrice che ha già risarcito («troppo frettolosamente», a giudizio del legale di Pisu) i familiari delle vittime. Ancora il giudice è fermo alle fasi preliminari, l’istruttoria non è cominciata. Sarà lunga e sofferta. I genitori delle vittime cercano giustizia, vogliono quantomeno la verità visto che non potranno riabbracciare i loro figli. E Samuele Pisu, finora unico colpevole, continua a non dimenticare. Il volto della fidanzata, Angela Pitittu, rivive in un tatuaggio che lui si è fatto stampare sul torace, l’abbraccio del suocero sul letto d’ospedale due giorni dopo la tragedia è valso più di ogni verdetto. Di quello già scritto e di quelli futuri. ( t. pl. )