L’incidente sarebbe stato provocato da negligenze del Comune
C’è anche il Comune di Oristano sul banco degli imputati al processo per la morte di un giovane giornalista oristanese che si è aperto ieri davanti al giudice monocratico. A provocare l’incidente in cui quattro anni fa perse la vita Lele Enna, direttore dell’emittente radiofonica “Radio cuore”, potrebbe essere stato infatti un anello di ferro che sporgeva di alcuni centimentri dal manto stradale; quel gancio, stando all’accusa, avrebbe fatto perdere il controllo del motorino sul quale Lele Enna, che aveva 25 anni, rientrava a casa. Il giornalista cadde rovinosamente a terra; morì mezz’ora più tardi all’ospedale San Martino.
Quel gancio doveva essere ricoperto dall’asfalto. Invece sporgeva di tre centimetri. E questo, secondo l’accusa, potrebbe significare che il Comune non aveva provveduto a una adeguata manutenzione del manto stradale. Da qui l’accusa di omicidio colposo che ha portato sul banco degli imputati l’assessore ai lavori pubblici e al traffico dell’epoca Oscar Cherchi, il responsabile dell’ufficio tecnico comunale l’ingegner Mario Zonchello e il responsabile dell’area tecnica il geometra Giorgio Colombino. Stando alla ricostruzione dell’incidente, fatta ieri mattina in aula, però, non c’era solo quel gancio di ferro fuori posto. Ci sarebbe stata infatti anche un’auto parcheggiata irregolaremte a spina di pesce. Per questo motivo sul banco degli imputati compare anche il proprietario dell’auto, Cristian Cocco. Anche per lui l’accusa è di omicidio colposo.
L’incidente si verificò durante la notte dell’11 marzo 1997, a bordo del suo motorino Lele Enna rientrava a casa dopo aver mandato in onda l’ultimo notiziario radiofonico. Il giornalista percorreva la via Mattei. Arrivato in prossimità dell’ospedale San Martino, cadde rovinosamente sull’asfalto; l’incidente ne provocò la morte.
Attraverso l’esame di diversi testimoni, ieri mattina sono state ricostruite le varie fasi dell’incidente. Il maresciallo Gianfranco Piras e il brigadiere Costantino Medde, entrambi del servizio radiomobile dei carabinieri di Oristano, hanno illustrato l’esito dei rilievi effettuati immediatamente dopo l’incidente. In particolare, Piras ha affermato di aver rilevato in prossimità del punto in cui era caduto il giornalista «la presenza di un’auto parcheggiata irregolarmenta e un anello metallico che sporgeva dal manto stradale».
Sentite le due guardie giurate, di servizio quella notte in ospedale, è stata la volta del consulente tecnico del pubblico ministero, Edoardo Ferrigno: «Dopo aver urtato l’anello di ferro, che sporgeva dal manto stradale, il ciclomotore è sfuggito al controllo del conducente che deve aver appoggiato i piedi a terra e subito dopo deve aver mollato il manubrio».
Il processo è stato rinviato al 18 aprile.
Patrizia Mocci