Spesso due delle domande avanzate in caso di sinistri notturni sono:
– Che cosa potevano vedere i conducenti nel tempo che portava alla collisione?
– In che punto o momento poteva essere avvistato?
Questi possono essere quesiti difficili da valutare, soprattutto se l’illuminazione al momento dell’incidente non era ottimale, o del tutto assente come in contesto extraurbano.
La risoluzione di queste domande comporta spesso un sopralluogo notturno per lo studio di visibilità.
Potrebbe sembrare ragionevole andare semplicemente nel sito d’interesse nello stesso momento della giornata in cui l’incidente si è verificato e, utilizzando una macchina fotografica normale o digitale, scattare una foto.
Purtroppo, questo tipo di approccio non funziona.
Soprattutto alla luce della tecnologia fotografica ora a nostra disposizione, una fotografia operata senza criterio non è quasi mai utile a dimostrare le condizioni di visibilità che sarebbero state presenti al momento dell’incidente.
Vi è infatti una sostanziale differenza tra come gli occhi funzionano e come funzionano le fotocamere.
La fotografia consiste nel far passare la luce attraverso una lente per esporre prodotti chimici fotosensibili o le cellule di un sensore digitale: è chiaro come il modo in cui una fotocamera registra l’immagine sia profondamente diverso da come l’occhio vede.
All’interno dell’occhio, la visibilità è una funzione di due processi: la sensazione e la percezione.
La Sensazione è un parametro relativo alla quantità di luce che colpisce l’occhio: questa deve essere superiore al livello minimo fisiologico necessario per il rilevamento.
La Percezione ha più a che fare con l’attenzione dello spettatore, la memoria e altre funzioni cognitive.
Per esempio, un oggetto potrebbe essere rilevabile, ma ancora non visibile perché l’attenzione dello spettatore non è stata impegnata.
Uno degli obiettivi di uno studio di avvistamento si concentra sulla sensazione.
L’obiettivo è quello di determinare le condizioni di luce presenti al momento di un incidente automobilistico al fine di valutare se alcuni rischi avrebbero potuto essere visibili.
Il Dott. Ing. Stefano Ferrigno, grande appassionato di fotografia, ha sviluppato una tecnica qualitativa che riproduce fedelmente, in forma fotografica, l’illuminazione, i contrasti, e visibilità che erano presenti la notte dell’incidente in questione.
Questa tecnica si basa essenzialmente sulla misurazione della luce ambientale e relativa calibrazione manuale dell’apparecchio fotografico in funzione di quella che è la reale percezione visiva dell’occhio umano.
In parallelo, l’utilizzo di una fotocamera digitale modificata per la ripresa delle radiazioni infrarosse consente di ottenere una visione dello scenario globale comparabile a quella diurna.