Schianto fatale senza colpevoli: L’autobotte era un rottame? «Tutti prosciolti»

OGLIASTRA – BAUNEI, Domenica 24 ottobre 2010

Il pm archivia l’inchiesta sulla morte dell’operaio antincendi: l’Ente foreste non è responsabile

Gianni Cabras morì su un mezzo antincendi senza freni, che, secondo un perito, «superò inspiegabilmente la revisione». Ma per il pm non basta a incriminare i responsabili dell’Ente foreste e della Motorizzazione civile. Chiesta l’archiviazione.
L ‘autobotte diventata bara era da rottamare. I freni avevano fatto le bizze più volte, finché il mezzo aveva superato («inspiegabilmente», osservò un perito) i controlli di revisione. Sembrava tutto a posto, senonché quella maledetta mattina, Umberto Fenude non riuscì più a guidarlo. Cercò invano di infilarsi in una stradina secondaria, ma l’Iveco non rispose più ai comandi e si ribaltò in mezzo alla strada. Nell’abitacolo accartocciato un cadavere. Quello di Gianni Cabras, 40 anni, operaio dell’antincendi di Baunei che sedeva al fianco del collega.

«PROSCIOGLIETE TUTTI» Dopo due anni, un mese e quindici giorni, per quella disgrazia non c’è un colpevole. Il pm Daniele Rosa ha chiesto l’archiviazione del procedimento aperto nei confronti di cinque indagati per omicidio colposo. Non hanno responsabilità, secondo il magistrato d’accusa, il direttore del servizio territoriale dell’Ente foreste di Lanusei, Salvatore Mele, 47 anni, di Dorgali, i responsabili dell’autoparco (Dino Egidio Lai, 53 anni, di Ulassai) e della gestione dei mezzi di trasporto (Antonio Casula, 44 anni, di Milis). Così come nessuna negligenza può essere rimproverata a Maurizio Pischedda, 39 anni, di Tortolì, titolare dell’officina che eseguì le revisioni, e a Maurizio Seghene, 46 anni, di Sorso, direttore tecnico della motorizzazione civile di Nuoro. Sconcertato l’avvocato Sebastiano Tronci, che assiste i familiari della vittima. Scontata la sua opposizione alla richiesta d’archiviazione.

L’ACCUSA ORIGINARIA I cinque erano indagati «per colpa consistente – recitava l’ipotesi di reato – nell’aver omesso di provvedere o di verificare che si provvedesse ad una sufficiente manutenzione dell’automezzo pesante e altresì di verificare, in occasione delle periodiche revisioni del veicolo, che il mezzo stesso potesse circolare in condizioni di assoluta sicurezza».

SOSPETTI SVANITI Degli originari sospetti non rimane più nulla. Il pubblico ministero si è fatto un’idea totalmente diversa. «Gli elementi acquisiti nelle indagini preliminari – sostiene – non appaiono idonei a sostenere l’accusa in giudizio». Non basta la consulenza tecnica affidata dal gip a Stefano Ferrigno, ingegnere della Motorizzazione civile di Cagliari, che fu esplicito sulle cause dell’incidente. «Viene da chiedersi – scrisse l’esperto – come l’Iveco abbia potuto superare i vari controlli di revisione, in particolare l’ultimo, eseguito appena due mesi prima del sinistro: la particolarità dei difetti riscontrati permette di asserire infatti che certamente, anche a quell’epoca il veicolo si doveva presentare già con i freni palesemente inefficienti».

TUTTO IN REGOLA
Il pm non concorda. Si è convinto, anzi, che tutto fosse in regola. «I difetti all’impianto frenante erano stati evidentemente rimediati, altrimenti le revisioni sarebbero rimaste bloccate. Dall’ultima revisione all’incidente era trascorso un «discreto lasso di tempo», osserva il pm, «senza che nel frattempo nessun autista abbia denunciato problemi di sorta». Neppure Umberto Fenude, conducente nel giorno maledetto, già indagato per omicidio colposo e ora uscito di scena. La sua posizione è stata stralciata come quella del presidente dell’Ente foreste, Carlo Murgia. Una tragedia, nessun colpevole.
TONIO PILLONCA