L’autobotte antincendi era una bara su 4 ruote

OGLIASTRA – BAUNEI, Domenica 22 marzo 2009

Il perito: l’Iveco pesava 13 quintali in più rispetto a quelli dichiarati sulla carta di circolazione
«Inefficiente il mezzo che schiacciò Cabras. Come mai superò le revisioni?»

L ‘autobotte assassina pesava tredici quintali in più rispetto a quelli dichiarati sulla carta di circolazione, i freni avevano «scarsa tenuta idraulica», il mezzo ha viaggiato per vari anni «in condizioni non compatibili con quelle di progetto, essendo tutti i componenti dell’impianto frenante dimensionati per una massa inferiore a quella effettiva». L’autobotte è quella che il 7 settembre scorso è uscita di strada, si è ribaltata, ha schiacciato e ucciso Gianni Cabras, 40 anni, operaio della squadra antincendi di Baunei che con un collega era stato chiamato a spegnere un incendio scoppiato nelle campagne del paese.

IL GUASTO La perizia affidata dal gip Carmela Rita Serra a Stefano Ferrigno, ingegnere della Motorizzazione civile di Cagliari, ora rivela le colpevoli omissioni che avrebbero concorso a provocare l’incidente mortale. Avvenuto, secondo l’esperto, per due fattori essenziali: «Esecrizio in condizioni di sovraccarico e scarsa efficienza dell’impianto frenante». Quella mattina, così, l’autista dell’autobotte, Umberto Fenude, 44 anni, si è trovato all’improvviso a guidare una scheggia impazzita. «Ha percorso fortunosamente – ha accertato Ferrigno – circa un chilometro, alla velocità di 65 chilometri orari, eccessivi per affrontare un tornante a sinistra»- Con «tempestive manovre di emergenza» Fenude, d’accordo con Gianni Cabras, che sedeva al suo fianco, ha imboccato una strada laterale». Sul resto ha pesato un destino avverso «Fatalmente il terreno ha ceduto», rileva il perito, e l’autobotte si è ribaltata schiacciando Gianni Cabras, sbalzato fuori dall’abitacolo insieme al collega.

LE OMISSIONI Inquietante è però l’osservazione di Ferrigno sulle condizioni in cui versava l’autobotte Iveco in dotazione all’Ente Foreste: «Il mezzo era già stato bocciato in sede di revisione per difetti all’impianto frenante, poco efficiente e squilibrato. Viene da chiedersi come l’Iveco abbia potuto superare i vari controlli di revisione, l’ultimo datato 3 luglio 2008, ovvero due mesi prima del sinistro. Già a quell’epoca il veicolo si doveva presentare con i freni palesemente inefficienti. Inspiegabile il collaudo per la successiva prima immatricolazione».

AUTISTA INCOLPEVOLE L’accertamento tecnico disposto dal gip è elemento cardine dell’indagine che, fin dall’avvio, ha portato la Procura ad iscrivere due nomi nel registro degli indagati. Sotto inchiesta, per omicidio colposo, ci sono Carlo Murgia, 51 anni, presidente regionale e quindi rappresentante legale dell’Ente foreste, assistito dall’avvocato Carlo Pilia, e l’autista del mezzo, Umberto Fenude. Quanto alla posizione di quest’ultimo, difeso dall’avvocato Marcello Caddori, il perito è chiarissimo. «Nessuna responsabilità – scrive sostanzialmente Ferrigno – sembra potersi attribuire a Fenude nel sinistro. Occorre rimarcarne la indiscutibile perizia dimostrata nel mantenere il controllo del pesante veicolo sul tortuoso tracciato stradale fino alla tempestiva manovra diversiva di svolta nella stradina. Quest’ultima era l’unica strategia possibile giacché l’autocarro non avrebbe mai potuto affrontare il successivo tornante senza uscire di strada cadendo nel burrone».
TONIO PILLONCA