Sabato 25 giugno 2005
Cinque rinvii a giudizio, tutti per l’omicidio colposo di Romualdo Casula: due anni e mezzo fa l’ operaio di Serdiana morì schiacciato dai 900 chili del cancello del magazzino di Su Siccu del Comando della Marina Militare. Ieri il giudice per le udienze preliminari Ermengarda Ferrarese ha ritenuto responsabili della disgrazia il comandante militare marittimo di Cagliari, capitano di fregata Giampaolo Angeloni, 59 anni di Milano (difeso dagli avvocati Carlo e Francesco Onnis); il responsabile del servizio di sicurezza Giuseppe Winkler, 57 anni di Villacidro (difeso da Paola Pau e Mauro Massa); il preposto Benvenuto Casula, 46 anni, di Quartu (difeso dall’avvocato Massimiliano Ravenna); il responsabile della sicurezza nei magazzini di Su Siccu della Marina Francesco Frau, 46 anni, di Cagliari (difeso da Massimo e Mariano Delogu); il rappresentante della Gmci, la srl fornitrice del cancello, Pietro Piga, 58 anni di Monti (difeso da Sandra Mura, Mario e Francesco Arrica).
Gli imputati dovranno presentarsi davanti ai giudici della prima sezione del tribunale penale il prossimo 5 ottobre. L’incidente risale al 17 dicembre del 2002. Quella mattina Romualdo Casula, 43 anni, era andato, come faceva anche più volte nel corso della stessa giornata, dagli uffici di viale Colombo della Marina in quelli di Su Siccu a prendere alcuni attrezzi dal magazzino. Era già uscito poiché la macchina era stata trovata fuori, e probabilmente il telecomando non era entrato in funzione. Così Casula aveva cercato di chiudere il cancello a mano. L’anta sinistra era rimasta aperta mentre l’operaio aveva sbloccato quella di destra che aveva continuato a scorrere sui binari fino a quando, non incontrando alcuna resistenza, era uscita dai binari eschiacciando l’operaio, rimasto morto sul colpo. Era stato il gestore del deposito, Sebastiano Boratto, a trovare il corpo di Casula poco prima di mezzogiorno. Dopo l’incidente era stata staccata la corrente e l’inferriata era stata rimossa da una gru. Le indagini della procura della Repubblica avrebbero portato, tre anni dopo, all’incriminazione per omicidio colposo di un civile e quattro militari, tra cui anche il comandate militare in qualità di datore di lavoro della vittima dell’infortunio sul lavoro.
Secondo la consulenza tecnica dell’ingegner Ferrigno, nominato dal sostituto procuratore Liliana Ledda (che ha seguito tutta la fese delle indagini) il cancello, montato due anni prima dell’incidente, era privo del fermo di sicurezza e quindi le due ante scorrevoli si fermavano soltanto quando entravano in contatto tra loro. Quando l’operaio aveva tentato di farlo funzionare a mano, una delle due ante – 900 chili di peso, due metri e 80 di altezza, 3 metri e 16 di larghezza – era uscita dal corridoio rovinando su Romualdo Casula, dipendente del Comando della Marina militare che ha sede in viale Colombo. Nell’ultima udienza, lo scorso 18 maggio, davanti al gup Ferraese era stato deciso di acquisire un documento importante per arrivare a una giusta decisione: una circolare della Marina Militare nella quale vengono specificate le competenze e i ruoli in materia di sicurezza sul lavoro. Un mese dopo si è arrivati alla decisione e al rinvio a giudizio di tutti e cinque gli indagati. (an. m.)