La sentenza vale come un colpo di spugna.
In 60 pagine il giudice di pace dell’ufficio di Terralba cancella 120 contavvenzioni e assesta un duro colpo al Comune di Arborea, sconfitto dagli automobilisti che avevano fatto ricorso contro l’autovelox.
di Enrico Carta
ARBOREA – In un amen svaniscono così oltre 70mila euro dalle casse comunali: è il totale tra la somma delle sanzioni che l’amministrazione sperava d’incassare quanto prima e l’ammontare delle spese di giudizio. Tornano invece sulle patenti di tanti automobilisti i punti che sembravano essere sfumati dopo i flash degli autovelox piazzati agli ingressi della cittadini, apparecchi che li avevano pizzicati a viaggiare a più di 50 km orari in un tratto in cui quello era il limite invalicabile.
Il braccio di ferro era iniziato diverso tempo fa. In principio fu il primo ricorso, poi a questo se ne aggiunsero altri e altri ancora. Sino ad arrivare ai 120, che il giudice Mariano Zurrida ha riunito in un unico procedimento. Diverse udienze hanno chiarito come fosse tanta e insanabile la distanza tra gli automobilisti e il Comune. Ciascuno fermo sulle proprie posizioni, si sono così ritrovati in aula. I primi, difesi dagli avvocati Romina Pinna, Rossella Oppo e Riccardo Crovi, contestavano l’irregolarità dell’intera operazione e quindi dell’atto ultimo costituito dalla sanzione. Hanno sempre ritenuto insufficiente la segnaletica. E l’apparecchiatura, secondo chi assisteva gli automobilisti, era posizionata in tratti dove non avrebbe dovuto essere installata. Erano i principalipunti su cui vertevano i ricorsi, ma non i soli.
A ogni buono conto il giudice, in 60 pagine di motivazioni, dopo accurati accertamenti processuali, ha dato torto all’amministrazione, i cui interessi erano curati dall’avvocato Sara Battolu. Per il Comune, che certamente ricorrerà in appello, la botta non sarà di poco conto, visto che oltre a veder mancare un introito notevole di oltre 20mila euro, dovrà anche farsi carico di spese processuali che ammontano a circa 50mila euro. Multe tante, ma inutili e casse che anziché riempirsi si svuotano.
Da molte udienze emerge così una certezza: il giudice di pace si è avvalso di una perizia e della raccolta di numerosa documentazione. Gli automobilisti coi loro legali non avevano certo gradito le sanzioni, che nei casi più pesanti superavano di parecchio i 200 euro, e per giunta costavano parecchi punti sulla patente. Il perché dell’irregolarità dei due apparecchi per misurare la velocità delle auto in transito nei due ingressi principali del paese è contenuto nella sentenza. Le irregolarità erano state peraltro già evidenziate dalle perizie eseguite al termine di un sopralluogo. Era stata contestata l’installazione all’interno del perimetro urbano, e non al di fuori, come prevede la normativa. In più era stata evidenziata tutta una serie di irregolarità alla segnaletica verticale e orizzontale, che non avrebbe consentito all’automobilista d’intuire che andava incontro a una sanzione certa.